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Cioffi Andrea

(1990) attore, drammaturgo e regista, si diploma alla Scuola di recitazione del Teatro Stabile di Genova.
In teatro è diretto da Massimo De Matteo, Mario Gelardi, Gabriele Russo, Gigi Savoia, Massimo Mesciulam, Anna Laura Messeri, Filippo Dini, Luca De Filippo, Marco Tullio Giordana, Roberto Andò. È finalista del Premio Hystrio alla Vocazione.
Dal 2014 al 2015 è assistente alla regia di Giorgio Gallione per il Teatro dell’Archivolto di Genova, lavora con Claudio Bisio in Father and Son, Ugo Dighero in Apocalisse, Giuseppe Battiston in L’invenzione della solitudine e Ambra Angiolini in La misteriosa scomparsa di W.
Dal 2015 è nella compagnia Elledieffe, in tournée con Non ti pago (regia di Luca De Filippo), Questi Fantasmi! (regia di Marco Tullio Giordana) e Ditegli sempre di sì (regia di Roberto Andò).
Al cinema lavora con Enrico Iannaccone (La buona uscita; Tetris). Dal 2017 collabora con Sara Guardascione, con cui vince il Premio Nuove Sensibilità 2.0 e il Premio Storie interdette.

S.A. – Senso Artificiale

Un ingegnere ha appena creato una macchina particolare: Sofia.
Cosa sia Sofia non lo sappiamo con certezza. Ha l’aspetto di una donna, di una in particolare, ma aspetta degli ordini per fare qualunque cosa. Nel frattempo è immobile. Come un oggetto; cosa che effettivamente è, sebbene sembri a tutti gli effetti umana.
Il dottore prova a interagire con lei. Le dà ordini, le fa delle domande, la muove come un burattino. L’ha creata appositamente per riempire un vuoto d’empatia che sente, per avere di nuovo qualcuno da amare, eppure non sembra soddisfatto. Sembra difettosa: è distaccata e non sa come sistemarla. Né il suo assistente sa essere d’aiuto.
Approcciando a lei in quanto donna, questa sfugge a qualunque meccanica razionalità, che la rende incomprensibile per il suo stesso creatore; in quanto macchina, tuttavia, nega ogni umana sensibilità, ogni empatia, rendendosi così distante da chi le si interfaccia.
La soluzione sembra chiara al creatore.
Una terapia psicologica di gruppo con altri elettrodomestici.
Quando entrano in scena altre macchine, l’incomprensione si estende ad ogni rapporto, nascono nella nostra protagonista intolleranze, chiusure, giudizi, sottolineando non tanto l’incapacità di decifrare i meccanici segnali, quanto l’inabilità a modificare il proprio punto di vista per accogliere l’altro.
Ma siamo sicuri che il difetto sia nell’esecuzione del programma e non nella programmazione, nel programmatore stessi?

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