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De Masi Mario

Mario De Masi, attore e regista, nasce ad Avellino nel 1985. Muove i suoi primi passi nel teatro frequentando l’Accademia del Teatro d’Europa nel 2004, dove lavora e si forma con Mario Santella. Dal 2007 al 2009 frequenta la scuola del teatro Elicantropo diretta da Carlo Cerciello. Nel 2013 vince con Rocco Giordano il premio Landieri per la riscrittura del Calapranzi di Harold Pinter, che interpreta per la regia di Salvatore Cantalupo. Come attore lavora e studia con Carlo Cerciello, Massimo Meraviglia, Paola Tortora, Aniello Mallardo, Anton Milenin, Francesco Saponaro, Chiara Muti. Partecipa a numerosi stage e seminari diretti da Emma Dante, Babilonia Teatri, Claudio Collovà, Orlando Cinque, Davide Iodice.
Nel 2014 inizia il lavoro di regia e drammaturgia con “Pisci ‘e Paranza”, vincitore della Segnalazione Speciale Premio Scenario nel 2015. Fra il 2019 e il 2020 scrive e dirige “Supernova” e “La Foresta” (Premio Neiwiller 2020). Nel 2021 vince il premio “Leo De Berardinis” con lo spettacolo “Caini”.

SUPERNOVA

La supernova è un’esplosione stellare provocata da una stella che ne ingloba un’altra più piccola, dando luogo a una reazione violentissima e luminosissima che dura per un certo tempo. La materia prodotta dall’esplosione si disperde nell’universo dando vita a nuove stelle, mentre il nucleo collassa su se stesso e crea un buco nero. Supernova è la storia della generazione di una famiglia, dalla nascita alla sua disgregazione. Alla morte grottesca e improvvisa del padre, i tre figli si scoprono adulti loro malgrado. Differenti le reazioni: fuga, responsabilità, stallo. La madre, forza attraente e respingente allo stesso tempo e nucleo morente intorno al quale si continua a orbitare, plasma il carattere dei figli e ne determina i singoli percorsi. Poco prima della sua morte, questi percorsi si rintrecciano di fronte al disfacimento della famiglia e delle memorie a essa legate. Fuga e ritorno in una realtà che non muta, eternamente consegnata al vano tentativo di sfuggire al tempo: si scappa dalla morte per tornare alla morte. L’uomo al cospetto del vuoto, non può far altro che osservare la natura effimera della propria esistenza.
E quindi uscimmo a riveder le stelle.

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