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Della Guardia Alessandra

Attrice indipendente e drammaturga inizia la sua esperienza attoriale-autoriale diplomandosi nella Scuola Internazionale di Teatro di Roma e in seguito con una borsa di studio frequenta il corso di regia della Link Academy. Mentre continua a studiare recitazione presso l’Actor’s Center di M. Margotta passa per diversi incontri importanti tra cui quello col Teatro delle Albe, G. Nanni, J.P. Denizon, Andrea Cosentino, Daniele Timpano e Elvira Frosini. Lavora come attrice soprattutto in ambito teatrale ponendo sempre una particolare attenzione verso la drammaturgia contemporanea e presto inizia anche a scrivere per il teatro. Nel 2011 vede la luce il primo lavoro drammaturgico Sophie21 che scrive, dirige e interpreta. Le sue esperienze si solidificano anche grazie al lavoro attoriale nel cinema e in cortometraggi indipendenti. Negli ultimi anni è nata la collaborazione da attrice con la compagnia teatrale Teatro Forsennato e si è dedicata alla scrittura per il cinema e il teatro.

Solitudini

Condividiamo tutto eppure la solitudine è ovunque. I personaggi mancano alle loro vite, percepiscono l’abbandono degli oggetti, dei luoghi, del tutto che si consuma. Sanno soltanto di essere davanti a molte risposte e devono scegliere.

2018. In un appartamento una donna e un uomo sono costretti a condividere una normale giornata. Mentre si raccontano il quotidiano, la società dei media si affaccia nel loro spazio sospeso rendendo palesi insofferenza, rabbia e un profondo senso d’inadeguatezza. I protagonisti iniziano così, casualmente, un piccolo viaggio di approfondimento. L’esser soli potrebbe accrescere la consapevolezza di sé o dare la terribile sensazione di sentirsi incompresi; è su questo bilico che entrambi cercheranno un confronto e una via d’uscita appoggiandosi l’un l’altra per affrontare il mondo, comunque vada, con più leggerezza e insieme. L'esistenza condotta e mostrata nella sua zona più normale ed intima, probabilmente è così. Niente di eclatante. Spesso un'analisi continua dei pensieri e pochi fatti. Forse la banalità del quotidiano reca la scoperta di un segreto: se non gli remiamo costantemente contro, può essere addirittura semplicemente bella, così com’è, e contenere allo stesso tempo molte delle nostre inquietudini. Forse c’è bisogno di solitudine per contrastare l’incoscienza e la deformazione di se stessi e in questo spazio creare una speciale resistenza. Non ci sono più miti, ideologie e religioni, soltanto le vite che finalmente s’incontrano.

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