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BR Franchi

Al secolo Giorgio Franchi (Milano, 1998), nel 2020 si diploma in drammaturgia alla Paolo Grassi.
A 21 anni è finalista del premio Hystrio – Scritture di scena e secondo classificato a Shakespeare Is Now, a 22 vincitore dei premi La Scena Nova e Richiedo Asilo Artistico, grazie a cui mette in scena il suo testo All you can Hitler al festival Contaminazioni Digitali (pubbl. Theatron 2.0). Autore della rubrica “Labile Linguista” su Paneacquaculture e assistente alla regia dello spettacolo “Europa” di Emanuele Aldrovandi (produzione La Corte Ospitale, Rubiera). Il suo testo “L’ultimo va in porta” è stato pubblicato da Alpes Italia. Autore di stand-up comedy e di enigmistica su La Sibilla (è il più giovane enigmista professionista italiano).
Caratterizzato da uno stile quasi unicamente tragicomico e politicamente scorretto, pubblica qui il testo che meno ha a che vedere con il resto della sua produzione.

Luci bianche nella notte

A tre mesi dalla loro separazione, due ragazzi di poco più di vent’anni, Gill e Mary, si rincontrano in casa di lui. Nessuno dei due vuole separarsi dall’altro, ma nemmeno tornarci insieme; rimandano in continuazione il momento della loro divisione, che stavolta potrebbe essere per sempre.
Entrambi hanno una vita che, sulla carta, dovrebbe essere perfetta: sono giovani, vengono da famiglie benestanti, non hanno problemi di alcun tipo. Potrebbero fare qualsiasi cosa degli anni che verranno, e invece non riescono ad alzarsi dal letto: la dipendenza affettiva diventa il surrogato di un’esistenza felice, colmando il vuoto delle giornate dei due ragazzi.
Mary chiama Davey, il suo nuovo ragazzo: un raver dipendente da anfetamine, che ha lasciato sola sua madre alcolista per trovare Mary a casa del suo ex. L’invidia verso questo ragazzo che sembra avere tutto, compreso l’amore, gli impedirà persino di arrabbiarsi: nascerà invece una solidarietà tra Gill e Davey, quando il primo vedrà nelle droghe e nei concerti del nuovo arrivato un antidoto che funzioni anche contro la sua solitudine. Gill, scoprendosi incapace di aiutare Mary, comincerà a torturarla psicologicamente come tentativo di allontanare il dolore che lui stesso sta provando. Lei fugge, trovando sul tetto un amico immaginario di infanzia, Hopkins, sparito da anni e ora magicamente tornato a salvarla. Il suo intervento non sortirà alcun effetto.

Il testo è stato scritto prima del lockdown.

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