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Genovese Gabriele

Gabriele Genovese laureato in “Scienze del Territorio ” presso l’università IULM con una tesi sul Teatro di Narrazione curata dal professore Antonio Scurati. Lavora a Milano con la compagnia A.T.I.R., matura in questo contesto esperienze come conduttore di laboratori. Si diploma all’Accademia Teatrale Veneta dove studia tra gli altri con Gigi Dall’Aglio, Karina Arutyunyan, Josè Sanchis Sinisterra. Nel 2014 fonda con Elisabetta Carosio “Compagnia Lumen. Progetti, arti, teatro.” Collabora con E.R.T. per i progetti “Raccontare il Territorio” e “Beni Comuni”
Lavora nel “Progetto Ligabue” a cura di Mario Perrotta.
Scrive e interpreta “Brevi giorni e lunghe notti. Storie di straccioni, di porci e di re” con cui la compagnia vince il premio Direction Under 30, “Sospiri. Un amore di contrabbando”, “ISSU. Il mostro della Sabina” tutorato da Laura Curino.
Per ICIM s.p.a. scrive e interpreta “ICIM. Trenta anni di successi” e “5 Dicembre” in occasione dei trenta anni aziendali.
è tra i finalisti al premio Hystrio alla vocazione 2015.
Insegna recitazione e movimento.
Nel 2019 partecipa al seminario “Platonov” con Peter Stein.

BREVI GIORNI E LUNGHE NOTTI Storie di straccioni, di porci e di Re

Ogni sera all’imbrunire la strazzata viene in piazza e compie un rito che ricorda la sua storia: quella di una donna costretta ad abbandonare il figlio avuto da un amore illecito e che ne attende, cieca, ogni giorno il ritorno. Ogni mattina all’alba suo fratello, il barbiere del paese, apre bottega e riceve i suoi clienti finché un giorno arriva un cliente molto speciale che lo porta indietro di tanti anni prima. Al pomeriggio è la volta di Don Ferdinà, l’ammazzatore di porci, detto anche l’Americano per essere tornato dall’America portando con sé il juke box. C’è Gangiulina la maga, c’è zio Mario detto “tre recchie” perché sa ascoltare le storie degli animali. E tra tutti gli animali c’è il porco la cui storia diventa una storia di sogno, la storia di un amore racchiuso nel tempo di una notte, un amore puro che sa donarsi e non chiedere nulla in cambio.

Forse questo paese, che appare lontano, non esiste più ma esistono ancora dentro le nostre città e dentro di noi gli sguardi che giudicano, la violenza del quotidiano celata nei rapporti famigliari, le strade che dividono e fanno incontrare metaforicamente i miserabili e i signori.
Ed esiste ancora anche uno spazio in cui invece sappiamo commuoverci per un amore puro, per un sogno vero, e in cui possiamo sorridere dei nostri difetti, delle nostre piccole menzogne e della vita.

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