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Guerra Damiana

Damiana Guerra collabora con la compagnia Nogu Teatro di Roma (la cui collaborazione nasce con la rappresentazione del suo “Santificatemi” all’interno del NopS Festival di maggio 2015). Grazie alla rivista Perlascena (www.perlascena.it) pubblica sulla rivista Krapp’s Last Post (http://www.klpteatro.it/perlascena-7-riattualizzare-i-classici) il suo “Ti amerò per sempre” e il Suo “P.Butterflies” (http://www.klpteatro.it/perlascena-10-novita-sotto-lalbero). Sempre su Perlascena, pubblica il suo “Espulsione spontanea del feto” (Perlascena nr. 9 – https://www.perlascena.it/2016/07/numero-9-giugno-2016/). Il 15 febbraio 2019, a Teatrosophia di Roma, debutta “Eva”, tratto da “Il Diario di Eva” di M. Twain, con Ilaria Manocchio per Nogu Teatro. A marzo 2019, pubblica “Medea in tredici volte A per diciassette volta B” sulla collana di Drammaturgia contemporanea SCENAMUTA, edizioni Progetto Cultura, con la prefazione di Letizia Russo. Nel 2019 vince il premio teatrale La clessidra con il suo “Torna da me”. A gennaio 2020, pubblica i suo “Compleanno di un suicida” nel primo volume di “Corti – La scena nova”, edizione Alpes Italia. A marzo 2020, per la collana digitale di Drammaturgia Contemporanea “Opere da tre soldi” pubblica il suo “Ipotesi di una Medea” (https://www.operedatresoldi.net/ipotesi-di-una-medea-damiana-guerra-opere-da-tre-soldi/).

Laureata in filosofia, ama il nero profondo, i gatti. E odia i dolci. Naturalmente.

The last fingers of leaf

Sono passati anni da quanto Pinocchio è diventato un essere umano: Ha cinquantasette anni. Ha assunto un'identità ed un nome. Geppetto è morto e, attraverso questa esperienza, ha sperimentato il dolore e la solitudine per la morte altrui. Ha sofferto per amore: con gli anni, lui e la Fata Turchina si sono innamorati e sposati. Ma, come tutti i matrimoni, dopo il periodo dell'innamoramento, con il trascorrere degli anni, resta il grigio. Si ritrova a vivere in un mondo che va in senso contrario alla sua scelta: il mondo vuole farsi “marionetta”.

Pinocchio è solo. È disperato. È un disilluso: quando, da marionetta, aveva scelto di abbandonare il legno per essere un bambino, non aveva tutti gli elementi necessari per comprendere fino in fondo le conseguenze della sua scelta. La Fata Turchina gli aveva omesso il racconto della “sofferenza” di un corpo di carne. Lui è nato marionetta, è nato legno ed era esente da dolore e morte. Il legno non ha la sensibilità corporea. Non soffriva. Il cambio, quindi, non è stato equo, Pinocchio si sente truffato: sente il peso di un corpo che si ammala, soffre, invecchia. Le forze scemano con il tempo. Scopre l'esistenza della morte. E quindi vuole tornare legno. In un tentativo disperato di tornare marionetta, si conficca dei rami nelle gambe, finendo in ospedale. Al suo capezzale giungeranno il Grillo e la sua amata Fata. Da questo punto e da questo dolore parte la narrazione della drammaturgia.

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