Salvi Alberto
Alberto Salvi è uomo di mezza età dal fisico modesto ma di aspetto gradevole. Sorride spesso ma quasi sempre sotto l’effetto di sostanze psicotrope. Ama vestirsi da donna e la musica in ogni suo genere. Balla alquanto bene. È attore, regista e scrive, soprattutto SMS. Si diletta anche in progetti di pedagogia teatrale. È direttore artistico di un Festival giunto ormai alla sua quindicesima edizione. Insomma, si occupa di teatro con la speranza che possa servire a qualcuno, ma con la certezza che non freghi niente a nessuno. Ha una figlia, decisamente bella e crede che il Toro rivincerà lo scudetto. È solo questione di tempo, dice.
La ferocia ai tempi del virus
I tempi sono duri ma non più di quanto lo erano ieri e non meno di quanto lo saranno domani.
Perciò, sorridiamo. C’è ancora tanto da fare.
LA FEROCIA AI TEMPI DEL VIRUS è un’opera suddivisa i tre parti: un #PRIMA, un #DURANTE e un #DOPO. Tre capitoli diversi, ognuno dei quali racconta una storia a sé, indipendente dalle altre due.
Il tema, nonostante il titolo tragga in inganno, non è la pandemia, tutt’altro. Si parla di umanità, di buio e di luce, di vittime e carnefici, di anime candide e anime nere. E di come tutto questo possa coesistere dentro ognuno di noi. Un postadolescente alle prese con la propria coscienza, il più grande reality show della storia contemporanea e il gesto folle di quattro adolescenti.
Storie crude ma, al tempo stesso così reali da lasciare un senso di profonda tenerezza, di grande umanità. Personaggi fragili, nudi, inermi, lottano per la sopravvivenza nel magma della vita. Veri fino al punto di portare avanti loro stessi senza compromessi, mettendo in mostra i propri lati oscuri, agendo le pulsioni che sono di tutti ma che tanti nascondono per paura di scoprire che si è profondamente imperfetti. Un’imperfezione squisitamente umana.
“Come siamo finiti così? Non siamo finiti così, siamo così adesso”.