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Silvotti Alessandra

Mi chiamo Alessandra Silvotti, ma per due adolescenti sono ma’ e per mio marito sono Ale da quasi quarant’anni. Sul lavoro, nelle Asl e nei Comuni, i colleghi mi chiamavano sbrigativamente Silvotti, mentre dottoressa era il modo un po’ ossequioso con il quale mi interpellavano gli utenti dell’ospedale psichiatrico, dei servizi sociali e del servizio di alcologia nei quali ho lavorato nel tempo; assistente era il modo di definirmi dei giovani pieni di problemi che ho incontrato durante la mia attività come assistente sociale. Da quattordici anni, per i coristi del coro amatoriale che dirigo figuro anche come la maestra. Sono stata l’autrice durante un corso di scrittura creativa a cui ho partecipato, ma sono la lettrice per il mio gruppo di lettura al femminile. Da qualche anno, invece, ho riacquistato un’identità con i ragazzi disabili di un centro diurno che mi chiamano limpidamente Alessandra. Per i piemontesi da cui vado in vacanza divento la milanese, perché a Milano vivo e sono nata. Infine, ho cinquantatré anni, ma l’età non ha mai definito nessuno.

Malta bastarda. Monologhi intorno alla bottiglia

Storia di Francesco raccontata attraverso la sua stessa voce e quella di altri tre personaggi: ogni voce un punto di vista, uno sguardo critico sul faticoso percorso di uomo dal fondo di un bicchiere a un orizzonte non sempre chiaro, in una strada faticosamente in salita.

La prima scena è su uno dei momenti più bui, sotto lo sguardo superficiale e impietoso del giovane vicino: la violenza di Francesco sulla moglie. Poi c’è lo sguardo del figlio, da adorante e ingenuo di quando è un bambino, a severo e rancoroso da adolescente. Il punto di vista professionale dell'assistente sociale che lo accompagna nel percorso di recupero oscilla fra il disincanto e la spinta a sperare in un futuro diverso per Francesco, a fronte di tanti che non ce la fanno a uscire dalla dipendenza, ad adattarsi in un mondo che sembra non accettarli né da ubriachi né da sobri.

E poi c’è la voce di Francesco che, fra reticenze e confessioni, racconta senza spiegare la sua infanzia costruita sulle bugie del padre e la perdita della madre, il tentativo di vivere una vita normale nella quale s’insinua l’alcol, e a seguire lo sforzo di cambiare, reso difficile da una società in cui si diventa visibili solo quando si deraglia dalla vita considerata nella norma.

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