Tutto il niente che ho da perdere
Nove donne.
La prima ha perso le chiavi.
La seconda ha perso e basta.
La terza ha perso un solitario con le carte.
La quarta ha perso la memoria.
La quinta ha perso un volo.
La sesta ha perso la bellezza.
La settima ha perso la dignità.
L’ottava ha perso la sua infelicità.
La nona ha perso un figlio.
In alcuni casi queste donne hanno perso qualcosa che non sapevano nemmeno di avere, di cui non si erano accorte; in altri casi la mancanza è una cosa accanto alla quale sono cresciute, tanto da avvertirla ormai come presenza costante.
Per qualcuna la certezza di non aver vinto mai è divenuta ossessione, e l’unico obiettivo è ora quello di non perdere più.
A nessun costo.
Esiste un attimo, un momento preciso, in cui si ha come la chiara e netta percezione che qualcosa è stato perso per sempre, e in quel preciso istante ognuno di noi decide se e come andare avanti; perché c’è sempre un poi che sopraggiunge e in quel poi noi saremo, inevitabilmente, dei sopravvissuti e dei perdenti.
Saremo un participio passato e uno presente.
C’è chi ha sempre paura di perdere qualcosa, e chi ha la consapevolezza di non riuscire a vincere più.
Nove perdite, una diversa dall’altra, sospese tra l’ironia e la tragedia, vertici di un pendolo che oscilla tra un sorriso e l’abisso, e non si ferma mai.