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Tre lai

TEATRO i

di Giovanni Testori
Balbettii d’amore o trislaiada

Giovanni Testori scrive i Tre lai negli ultimi mesi di vita. Sono tre lamenti d’amore, tre canti inconsolabili e disperati di donne che si scontrano con un’assenza: Cleopatra, con il suo amore prepotentemente vissuto e poi amaramente perduto per il generale romano Antonio; Erodiade, straziata dalla sottrazione infinita, dall’amore mai consumato per il profeta Giovanni; e l’amore puro e disinteressato di Maria per il figlio Gesù, durante il Calvario.

Teatro i ha inaugurato un primo percorso di avvicinamento all’universo testoriano, un’iniziale indagine sulla lingua dell’autore in vista della messinscena integrale di uno di questi canti. Stanze è stata l’occasione per balbettare i Tre lai, per iniziare a pronunciare le parole di Testori, per un accostamento parziale sì, ma totalizzante, al martirio interiore di tutte le tre figure, come se fossero indissolubili.

I tre troni sono stati reinventati fuori dal teatro, a partire da uno spazio regale come quello dell’atelier Pellini, dove si creano da decenni sublimi e rarissimi gioielli d’arte e che offre un’occasione di straniamento dal meccanismo teatrale, di maggiore vicinanza al pubblico che com-patisce, e al tempo stesso un abitare raro e calzante, che il teatro non potrebbe offrire.

La lingua testoriana è qui un impasto sonoro che restituisce attraverso un magma di ripetizioni e assonanze, di diminuitivi grotteschi e ironiche storpiature un universo profondamente tragico e gli abissi d’amore delle tre protagoniste, tra bestemmie e preghiere.