Che si tratti di fare una carezza a un neonato, di dare un bacio a una sconosciuta o di schiacciare il pulsante che sgancerà la bomba su Hiroshima, è impossibile fuggire alle conseguenze delle nostre azioni.
Si può provare a far finta di niente, a rimanere indifferenti, cercando di nascondere anche le peggiori colpe così bene da quasi dimenticarsene, inevitabilmente, però, queste riemergeranno, presto o tardi, costringendoci ad affrontarle.
In una mattinata come tante, un ospite inatteso costringerà Franco a fare i conti con il proprio passato, con la persona che era e che pensava di essere riuscito a dimenticare.
L’indifferenza, è un thriller che costringe lo spettatore a prendere costantemente posizione su cosa sia vero e cosa sia falso, su cosa sia bene e cosa sia male; in una lotta metaforica tra il progresso della civiltà occidentale e la sua natura bestiale e sanguinaria.
Davvero il nostro mondo è così lontano da quell’umanità timorosa e sperduta delle sacre scritture?
In questo occidente iper tecnologico, che ci offre grandi possibilità di migliorare la qualità delle nostre vite, in cui sono riconosciute dignità e parità di diritti a categorie umane prima ignorate, disprezzate e oppresse, è anche cresciuta la moltitudine di chi si trova nell’impossibilità di soddisfare i bisogni elementari dell’esistenza.
Si vive, quando non si muore, come animali randagi e sfiniti.
L’indifferenza è una parabola sul valore della memoria e sull’esistenza del male.