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L’OSPITE – una questione privata

DAL 05 Giugno 2019 AL 10 Giugno 2019

TEATRO i

di Oscar De Summa

Con il sostegno di Catalyst, di Giallomare e del Centro di Residenza della Toscana (Armunia Castiglioncello – CapoTrave/Kilowatt Sansepolcro)

“Che cosa succederebbe se tornando a casa, la vostra casa, la vostra piccola e umile casa, messa su con tanti sforzi, con rinunce e sacrifici, con lunghe e faticose ore di lavoro, magari un lavoro che neanche vi piace… ecco, che cosa succederebbe se tornando nel vostro rifugio, nella vostra piccola tana, l’unico pezzettino di mondo che è il vostro, che avete arredato con amore e gusto, sempre con un occhio al portafogli, quel luogo dove ogni cosa che vi è dentro corrisponde a ore del vostro tempo, ore vendute al mercato del tempo…insomma che cosa succederebbe se tornando a casa vostra: i cassetti aperti, gli armadi svuotati, i letti disfatti, le vostre cose sparse ovunque, cose che hanno una storia, che corrispondono ad affetti, eventi, avvenimenti, regali di compleanno… ecco, che cosa succederebbe dentro di voi se vi trovaste, tornando a casa, davanti a questo scempio.

E che cosa succederebbe se, per un caso fortuito, riusciste ad immobilizzare chi ha compiuto questo scempio? Che cosa si meriterebbe quel bastardo che senza porsi nessuna domanda è entrato nella nostra casa per portarsi via le nostre cose?

Credo anch’io che chi ha fatto tale violenza, chi ha provocato questa ferita, questo dolore debba pagarla: un paio di schiaffi non glieli leva nessuno…forse anche più di un paio…forse una bella serie di paia di schiaffi: e se la nostra rabbia non si placa? Se non si vuole placare perché sotto di essa vive addormentata la paura, quella paura che ti porti dentro da sempre ma che non vuoi ascoltare, perché se questa paura si sveglia…

È questo uno spettacolo che indaga il potere e la giustizia, il momento in cui nasce quell’assunzione di responsabilità, quel diritto-dovere che uno assume su di sé nel ritenere di essere all’altezza di giudicare ciò che è bene e ciò che è male, un desiderio di giustizia che nasce dall’impotenza.

È questo uno spettacolo che non da risposte ma che pone delle domande, semplici, che scaturiscono dall’inevitabile disagio della civiltà.”

(Oscar De Summa)

Il male e il bene, ciò che è giusto e ciò che non lo è, il torto e la ragione e quelle linee sottili che separano l’una dall’altra cosa; i limiti e i confini della giustizia e della propria personale libertà, i comportamenti umani e il loro sconfinamento nell’inumano, la paura e le sue derive. Cosa siamo disposti a fare per proteggere ciò che reputiamo nostro (i nostri cari e i nostri averi)? Qual è il limite? Possiamo ergerci a giustizieri? Cosa e chi è davvero in pericolo? Da cosa e da chi va protetto?

Può un uomo “comune, normale, buono”, avendo per le mani la vita di un altro essere umano, trasformarsi in un batter d’occhi in un sadico torturatore?

In un momento storico in cui temi come l’accoglienza, il rispetto delle differenze (di razza, di religione, di orientamento sessuale), i confini della propria e delle altrui libertà, i limiti del sacrosanto diritto alla giustizia di ciascuno (quando in troppi pensano di potersi sostituire agli organi preposti ed ergersi a giustizieri armati), Oscar De Summa affonda la “penna” in una storia che ci coinvolge tutti e ci costringe a scegliere da che parte stare, orchestrando un gioco a tratti beckettiano e con tinte “alla tarantino” in cui due attori si contendono strenuamente il torto e la ragione, il ruolo del “buono” e del “cattivo”, su quel confine pericoloso e sempre meno netto e sicuro fra bene e male.