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Tropicana

DAL 07 Ottobre 2017 AL 19 Ottobre 2017

Teatro i

Tropicana è un brano del Gruppo Italiano.

Su un calypso orecchiabile e ritmato si innesta un testo di tutt’altra natura: la canzone descrive infatti un’apocalisse, alla quale i presenti assistono senza quasi rendersene conto, perché si sentono “come dentro un film” e in televisione sta passando la pubblicità di una bibita: la Tropicana, appunto.

La dimensione ossimorica del brano, basata sul contrasto tra musica e testo, rispecchia la fortuna del brano stesso: dopo aver dominato le classifiche dell’estate 1983, anno di uscita, è diventato un brano simbolo dell’estate tout-court, passando alla storia come inno alla leggerezza estiva, ballo di gruppo per eccellenza e immancabile colonna sonora di ogni villaggio turistico. Mentre l’angosciante tematica del testo è passata completamente in secondo piano.

Tutti l’hanno ballata, nessuno l’ha mai veramente ascoltata.

In questo fallimento comunicativo consiste la magia di quest’opera.

L’inquietudine nascosta di questo brano è quasi inafferrabile, avvolta com’è in una confezione leggera e ridente, ed effettivamente sfugge. Il concetto di un’angoscia, di un problema, di cui si percepisce la presenza, ma che non si riesce a identificare con chiarezza, tocca un nostro nervo scoperto. Per questo abbiamo scelto di lavorare su questo brano.

Tropicana è prima di tutto uno studio su delle persone che fanno una ricerca, cercano un senso che sfugge: il significato del proprio agire. E lo fanno indagando l’essenza di una canzone apparentemente leggera e disimpegnata. Con affanno cercano uno svelamento.

Di che parla davvero questa canzone? Perché nessuno ci ha mai fatto caso? Perché in così pochi ascoltano? E a che serve indagare questo brano? In quest’era utilitaristica se qualcosa non serve a niente è inutile, dunque non ha senso. Che senso ha dunque il nostro lavoro di ricerca, il nostro lavoro teatrale e culturale?

Tropicana è un’immersione negli abissi, nel nero nascosto di una canzone. E la ricerca di un punto di contatto tra quel nero e questo attuale che ci sommerge.

Foto © Gianni C. De Marco