Uno sguardo estraneo
«Come gruppo crediamo che la condizione di estraneità dipinta con forza da H. Müller, la situazione soffocante del testo e la sua atmosfera riescano a evocare il mondo in cui viviamo oggi. Sebbene non si viva sotto un regime dittatoriale, la sensazione di uscire da sé è la stessa che viviamo ogni giorno. La dittatura politica è sostituita da una dittatura della frenesia del fare. Se in Herta Müller la figura di un potere opprimente trova la sua incarnazione nel personaggio del convocatore, per noi quella figura è trasfigurata nel Tempo, che agisce per tutta la durata della performance come presenza assoluta ed è all’origine della convocazione. Abbiamo voluto lavorare sulla distorsione del legame tra ritualità quotidiane e la funzione degli oggetti, che nell’azione divengono portali per fuggire dal tempo e perdono quella familiarità alla quale si è abituati. La struttura performativa si snoda tra associazioni e immagini in relazione al rapporto tempo/felicità. Attraverso la loro giustapposizione, si costruisce lo spettacolo, il cui linguaggio è più legato ad una sfera sensoriale che logica.»
Paolo Costantini