Alcesti è una giovane donna che crede in modo assoluto nell’amore. Per sua Madre, che la mette sull’avviso dispensando pazienza e luoghi comuni, è anacronistica. Per suo Fratello, quando lei incontra il violoncellista che le chiede di sposarlo e glielo presenta, è una curiosa bestiola. Per le sue Amiche è una ingenua che ignora il fascino e il potere del marketing. È un coro che Alcesti ascolta con la forza di una purezza difficile da decifrare. L’unica voce assente, volutamente, è proprio quella del Marito, il musicista, che da cervo si trasforma in lupo. Ma Alcesti porta un nome tragico e una consapevolezza del sacrificio che le permettono di affrontare la violenza fino ad incarnarla per poi digerirla e, nel cuore dell’inverno e della notte, darsi alla ricerca di un’anima tutta per sé proprio come se niente fosse accaduto mai.
I primi tre quadri devono essere pensati con ritmo brillante quasi cabarettistico, il quarto con una tensione crescente e il quinto con una sintesi tra i due ritmi. L’attrice che interpreta Alcesti può scegliere di interpretare anche tutti gli altri personaggi tranne Uomo. Le Amiche possono essere interpretate da tre attrici di tre diverse età. Suggerisco di ridurre in suono il personaggio del Marito usando come riferimento le composizioni di Luigi Boccherini (in particolare op. 30 n. 6 e i Concerti per violoncello). Il prologo può essere la voce di Alcesti resa lontana, registrata o attraverso un telefono, in ogni caso alterata come se si perdesse