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TESTO

La scena è quella che è: un teatro, uno spazio, una stanza. Ovunque, così com’è. Entra un uomo. È immerso in una cartina che cerca di decifrare. Osserva ogni cosa come fosse un’opera d’arte. Alzando lo sguardo si accorge del pubblico che lo guarda, quasi gli ponesse una domanda silenziosa.

È da qui che inizia il viaggio del protagonista alla scoperta dell’arte contemporanea. “All Art Has Been Contemporary”: questo il messaggio di Maurizio Nannucci all’entrata della GAM di Torino, un’opera al neon risalente al 1998. Viene da chiedersi se già a quell’epoca il rapporto medio tra l’artista e la sua paga fosse sproporzionato come oggi. In un mondo in cui i linguaggi sono sempre più in dialogo e le modalità di fruizione si moltiplicano, cos’è davvero contemporaneo? Quale la linea sempre più sottile, come esemplificato da Cattelan, tra debole provocazione autoreferenziale e reale sfida artistica? In un mondo moderno che ha di gran lunga superato il suo post, come ci si relaziona all’opera d’arte? Ma soprattutto, quand’è che finiremo di allungare le sinossi con tutte queste domande aperte?

AUTORI:

Rotella Eliana