I protagonisti di Grand pas traffique, pur non accorgendosene, sono vicini a una soglia: è il confine tra l’esistenza e la non-più-esistenza, tra la vita e la morte.
Vi sono talmente vicini da sfiorarla e forse precipitarci dentro. Talmente vicini da subirne, ignari, l’influsso in grado di deformare impercettibilmente le relazioni di spazio, tempo e senso nella realtà che sono abituati a conoscere.
In questo limbo tra plausibile e impossibile, li troviamo bloccati al semaforo di una strada congestionata e stranamente fluttuante, che non sembra avere una città intorno. Mentre sono su questo nastro trasportatore diretto all’inferno riusciamo ad ascoltarne i pensieri, a contemplare l’assurdità delle loro azioni, la grave e tragica fugacità dell’hic et nunc.