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TESTO

Sono passati anni da quanto Pinocchio è diventato un essere umano: Ha cinquantasette anni. Ha assunto un’identità ed un nome. Geppetto è morto e, attraverso questa esperienza, ha sperimentato il dolore e la solitudine per la morte altrui. Ha sofferto per amore: con gli anni, lui e la Fata Turchina si sono innamorati e sposati. Ma, come tutti i matrimoni, dopo il periodo dell’innamoramento, con il trascorrere degli anni, resta il grigio. Si ritrova a vivere in un mondo che va in senso contrario alla sua scelta: il mondo vuole farsi “marionetta”.

Pinocchio è solo. È disperato. È un disilluso: quando, da marionetta, aveva scelto di abbandonare il legno per essere un bambino, non aveva tutti gli elementi necessari per comprendere fino in fondo le conseguenze della sua scelta. La Fata Turchina gli aveva omesso il racconto della “sofferenza” di un corpo di carne. Lui è nato marionetta, è nato legno ed era esente da dolore e morte. Il legno non ha la sensibilità corporea. Non soffriva. Il cambio, quindi, non è stato equo, Pinocchio si sente truffato: sente il peso di un corpo che si ammala, soffre, invecchia. Le forze scemano con il tempo. Scopre l’esistenza della morte. E quindi vuole tornare legno. In un tentativo disperato di tornare marionetta, si conficca dei rami nelle gambe, finendo in ospedale. Al suo capezzale giungeranno il Grillo e la sua amata Fata. Da questo punto e da questo dolore parte la narrazione della drammaturgia.

AUTORI:

Guerra Damiana