Loading...

TESTO

Cosa sappiamo di chi muore lontano, in mezzo al mare o nel corso di traversate che dovrebbero salvargli la vita e garantirgli l’approdo a un avvenire migliore? Non sappiamo nulla. In “Un porto sicuro” un naufragio di migranti trasforma la vacanza di alcuni attempati croceristi in una “Love Boat” spietata, in cui vengono alla luce le contraddizioni e le crudeltà che percorrono il tessuto della nostra società nelle sue varie componenti – anagrafiche, etniche, legate al censo – quando poste in relazione – spesso di natura impossibile – con l’alterità, con le vite e le vicende dei migranti, così distanti, inafferrabili, incomprensibili eppure così concrete e disperatamente presenti al nostro vivere quotidiano.

Le protagoniste del monologo sono tre donne, tre corpi in modo diverso e uguale segnati dalla cifra dell’oppressione (sessuale, economica, di genere, ecc.) che, nonostante questa comunanza, non riescono, nella situazione grottesca che caratterizza il testo, a trovare un terreno comune di comunicazione e solidarietà, cosicché l’azione procede per monologhi paralleli in cui solo di rado si accende il barlume di un dialogo, subito smorzato dall’incedere solipsistico delle tre voci.

AUTORI:

Morelli Giulia